
Questa seconda ondata del virus è diversa dalla prima.
Come scrive Recalcati, si tratta del trauma della recidiva.
Speravamo di essere guariti, abbiamo trascorso un’estate più o meno in libertà, ritenevamo che il virus avesse esaurito la sua carica di violenza e ci ritroviamo in mezzo di nuovo ad una forte epidemia.
Siamo così obbligati a fare il lutto della nostra guarigione e a ricominciare a lottare con meno forze e meno speranze.
Vi è la fatica dei mesi precedenti, che si somma al rivedere nuovamente il nostro modo di stare in relazione con gli altri a distanza.
Le emozioni di questa seconda ondata sono legati alla sofferenza, sempre più diffusa tra la popolazione, all’insofferenza e anche alla rabbia.
L’apatia e la rassegnazione ci stanno confrontando con il tema del limite e delle nostre fragilità personali.
È importante riconoscere ed accogliere questi vissuti, in quanto ci permettono poi di trovare un nostro modo per affrontare questo momento delicato, attingendo alle nostre risorse personali (anche quelle già utilizzate nella prima ondata) e alla resilienza.
A volte può essere utile riconoscere di avere bisogno di aiuto per i propri vissuti, magari chiedendolo nella cerchia delle proprie relazioni familiari o amicali o rivolgendosi ad un professionista della salute mentale, psicologo o medico.
Non ci sono risposte uguali per tutti.
Oltre alla crisi economica e alla crisi sanitaria, c’è un’altra crisi che purtroppo rimane invisibile: quella psicologica.
Come definito dall’OMS, la salute è una componente fondamentale della nostra vita e viene definita come “uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale e non semplice assenza di malattia”.
In questo momento sarebbe importante investire maggiormente sul benessere psicologico. In maniera diversa da prima, non chiedendo agli psicologi di fare volontariato come è già accaduto, ma investendo a lungo termine su queste figure.
Ad esempio nelle scuole, attraverso un lavoro che vada oltre la didattica, ad esempio strutturando spazi per un lavoro di riflessione e mentalizzazione con gli studenti, su quanto sta accadendo e sui propri vissuti.
Ma anche investire psicologicamente nelle cooperative, ussl, e luoghi del welfare.
Il rischio è di aumentare nella società la crescita della sofferenza psichica.

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