Negli ultimi decenni le figure genitoriali hanno subito importanti trasformazioni nella famiglia occidentale. I vari cambiamenti socio-culturali hanno portato ad una figura paterna rinnovata, ovvero ad un padre che riesce a porsi sempre più come genitore partecipe e coinvolto nello sviluppo dei suoi figli.
La psicoanalisi freudiana ha mostrato per prima le funzioni paterne rispetto allo sviluppo psichico dei figli, fin dalle epoche precoci della loro vita.
L’importanza del padre inizia già dalla gravidanza, quando gli uomini sono coinvolti in primo piano in questa esperienza, pur con le normali differenze individuali. Alcuni uomini desiderano da sempre diventare padri, mentre altri sono contenti che la loro compagna sia rimasta incinta, ma è solo al momento della nascita del bambino che entrano in contatto con forti sentimenti paterni.
Nello sviluppo psicologico della madre, che impegna tanto il suo corpo quanto la sua mente nell’affrontare i cambiamenti legati alla gravidanza, è importante ricordare che anche il futuro padre attraversa un processo simile di adeguamento al suo nuovo ruolo.
L’uomo non può vivere l’esperienza di sentir nascere dentro di sé un bambino, ma è importante se la compagna condivide con lui i vari momenti della gravidanza in modo che egli si senta motivato a seguire gli accertamenti medici e a prepararsi insieme a lei al parto.
In questo periodo, l’uomo può svolgere una “funzione contenitiva”, condividendo le preoccupazioni e le normali ansie legate alla gestazione della propria compagna.
Lo sviluppo psicologico del neo papà può essere inoltre sostenuto dal rapporto con il proprio padre, allo stesso modo in cui lo sviluppo emotivo della neo mamma riceve un importante sostegno dalla propria madre.
L’importante presenza del padre prosegue anche in seguito alla nascita e nel primo anno di vita del bambino. Un partner attento e affettuoso può influenzare positivamente la relazione del bambino con la propria madre, sia mantenendo le capacità relazionali materne adeguate, sia aiutando la donna, in presenza di difficoltà o vulnerabilità individuali. Egli acquista una “funzione protettiva” per la delicata coppia madre-bambino.
L’impegno dell’uomo nella sua relazione di coppia, produce un impatto positivo sulla relazione del piccolo con la propria madre.
Bowlby, famoso psicologo e psicoanalista, affermava: “Compito primario del padre è fornire il dovuto aiuto psicologico, materiale e affettivo alla madre che si prende cura del piccolo in prima persona e che per questo non può essere stressata”.
Se la donna si sente sostenuta da un punto di vista affettivo dal compagno, si dedicherà al figlio nella consapevolezza che il suo legame di coppia non si romperà o non andrà incontro a crisi se le sue risorse affettive e cognitive saranno utilizzate per prendersi cura del bebè.
Sia a livello emotivo che mentale, il padre media la relazione intensa, emotivamente carica e talvolta faticosa tra la madre e il bambino. L’intervento del padre è essenziale per un equilibrio emotivo: per esempio, tenendo in braccio il bambino in modo confortevole ma diverso da quello materno, il padre introduce una nuova dinamica nel ritmo madre – figlio che sarà di sollievo per tutti.
E’ importante che entrambi i genitori considerino il sostegno al figlio come un lavoro condiviso: serve l’impegno di entrambi, non solo di uno, perché il bambino cresca.
L’importanza quindi del padre non deriva dal suo fare “come la mamma”, ma nel sapersi porre come fattore positivo e di sostegno verso la donna – se quest’ultima è insicura, o come colui che mantiene il senso di sé della moglie, quando questa è sicura, migliorando e rafforzando la relazione con il bambino.
Per approfondimenti:
E.Quagliata “Essere Genitori” – Casa Editrice Astrolabio – Roma, 2010
P. Ugarte “Un padre” romanzo – Editore Zero91, 2009