Cosa aspettarmi da una psicoterapia?

Non conta tanto ciò che l’uomo è, ma piuttosto quello che osa fare di se stesso. Per fare il balzo, l’uomo deve fare qualcosa di più che scoprire se stesso: deve rischiare una buona quota di confusione.

George Kelly,  The Language of Hypothesis

Spesso chi vive un senso di malessere o un problema psicologico pensa che la sua condizione sia rara.

I dati dello studio ESEMed (studio epidemiologico sulla prevalenza dei disturbi mentali) hanno evidenziato come almeno un italiano su 5 soffra, nel corso della sua vita, di un disturbo mentale, in particolare disturbi d’ansia e affettivi (es. depressione).

Ma quali sono gli elementi principali di una psicoterapia?

Le ricerche sull’efficacia degli interventi psicologici e psicoterapici, ovvero della loro capacità di raggiungere gli effetti desiderati, è ormai consistente e documenta gli esiti in termini di miglioramento clinico (come la remissione dei sintomi), di qualità di vita e le modificazioni a livello cerebrale e somatico.

La ricerca ha mostrato non solo l’efficacia dei diversi approcci psicologici (esempio, psicodinamico o cognitivo-comportamentale) ma anche i fattori comuni che agiscono in varia misura in tutti gli approcci, come la costruzione di un’alleanza terapeutica (il coinvolgimento della persona in terapia), lo sviluppo delle capacità di auto-osservazionee auto-consapevolezza, il riconoscimento di schemi di funzionamento disfunzionale nella persona e la loro modificazione, il processo di cambiamento terapeutico (Viamontes & Beitman, 2010).

I trattamenti psicologici inoltre risultano vantaggiosi anche dal punto di vista economico, essendo in grado di produrre risparmi in campo sia sanitario che sociale anche nei casi di disturbi più complessi!

Ecco alcuni aspetti importanti nella Psicoterapia:

  1. CAMBIAMENTO: grazie alla psicoterapia, si può iniziare a pensare in maniera diversa a ciò che ci fa stare male, si possono cercare e ritrovare nuovi modi per affrontare le situazioni, comprendere meglio come ci si sente, cosa si vuole dagli altri, approfondire le ragioni del proprio e altrui comportamento. Il percorso psicologico parte dai bisogni e dalle caratteristiche della persona che si rivolge allo studio.
  2. ASCOLTO attivo e non giudicante: uno Psicoterapeuta è un professionista e non giudica. L’obiettivo è quello di capire, insieme al paziente, cosa gli sta succedendo… dare un suo giudizio non fa parte dell’etica e dei suoi obiettivi come Psicologo.
  3. PRIVACY: qualsiasi cosa il paziente racconti in Psicoterapia, è coperta dal segreto professionale e rimane confidenziale. Per approfondimenti su questa tematica, si può accedere direttamente al Codice Deontologico Nazionale degli Psicologi e consultare i numerosi articoli dedicati alla privacy.
  4. DURATA: il percorso psicologico richiede il “tempo necessario individuale” per poter migliorare le proprie condizioni psicologiche, utilizzare le proprie capacità e risorse, incrementare la qualità di vita e gestire le proprie situazioni più o meno complesse. E’ vero che la psicoterapia non ha una durata definita a priori, ma allo stesso tempo non è illimitata. Le terapie che durano una vita intera esistono solo nei film di Woody Allen!

Se desideri approfondire gli aspetti legati ad un percorso di psicoterapia, avere informazioni sulla metodologia e l’approccio seguito dallo Studio di Psicologia e Psicoterapia della dott.ssa Copat, con sede a Pergine Valsugana, invia un messaggio e verrai ricontattato.

Pubblicità

Un albo illustrato per tutti

Gli albi illustrati, o picture book secondo la dicitura anglosassone, rappresentano una preziosa risorsa utilizzata nel campo educativo rivolta ai bambini.

Negli ultimi anni, la produzione editoriale di albi illustrati (italiani ma anche stranieri) si è ampliata con nuove e originali proposte che sembrano incontrare l’interesse di lettori “più grandi”, arrivando a conquistare la fascia adolescenziale e dei giovani adulti.

Gli studi più recenti, in ambito italiano e internazionale, indicano come l’albo illustrato sia una creazione artistica complessa, dove avviene un intenso rapporto tra immagini e parole e dove si intrecciano la scrittura e l’illustrazione, per offrire nuove visioni del mondo e ricchi immaginari.

Le parole e le figure permettono di costruire cornici di senso su temi, oggetti e narrazioni che riguardano il significato delle cose: gli albi dedicati all’infanzia descrivono spesso il mondo interno del bambino. Affrontano con coraggio le sue ansie, le ossessioni ma anche le sue gioie, come anche i problemi interni della società.

Il/la bambino/a, come anche la/il ragazza/o o giovane adulto che osserva il libro, è stimolato a ricercare dettagli non visibili, collegare frasi, parole, favorendo l’interpretazione e ponendosi delle domande. Quando questo avviene, soprattutto con i più piccoli, si crea una relazione tra chi ascolta e chi narra; come dice Dallari Marco, l’adulto che racconta o legge un libro crea un mondo fortemente connotato da un punto di vista emozionale che solo coloro che partecipano alla relazione narrativa condividono.

Lo psicologo statunitense Jerome Bruner (1997) afferma che quanto accade nella propria vita viene sempre espresso in forma di racconto, per cui la nostra vita e la nostra stessa identità prendono forma e consistenza all’interno di una struttura narrativa.

Le storie, grazie alla loro forma composta da un inizio, una parte centrale e una fine, aiutano a unire i frammenti della nostra esperienza, un aggancio per aprire un dialogo, facilitando la comprensione di ciò che si prova e di cosa prova l’altro. Per questo è importante che i bambini siano abituati, fin da piccolissimi, all’ascolto e alla lettura delle storie.

L’albo illustrato può essere inoltre un ottimo strumento di mediazione didattica per affrontare in classe tematiche delicate come può essere la disabilità o il lutto.

I libri illustrati rappresentano dei mediatori efficaci al fine di comunicare sia i messaggi culturali sia i valori della società e come strumenti per veicolare la comprensione del mondo e affrontare difficoltà quotidiane che potrebbero caratterizzare la realtà in cui vive ogni bambino.

Anche nel percorso psicologico, l’utilizzo di uno strumento per affrontare alcuni aspetti del proprio vissuto può diventare un’occasione di riflettere su se stessi, sulle proprie emozioni e sul modo di affrontarle e gestirle, all’interno di una relazione che è quella con il terapeuta. Questa possibilità può essere utilizzata con persone di ogni età.

Presento alcuni albi illustrati, particolarmente evocativi, che ritengo possano essere preziosi per mettere in parola dolori, vissuti, emozioni, esperienze, rendendoli comunicabili.

A volte i libri illustrati possono offrire molti spunti per sentire le emozioni ancora prima di conoscerle. Tra questi ci sono “Emozionario” (Cristiana Nunez Pereira, Edizioni Nord Sud) e “L’onda” (Suzy Lee, Ed. Corraini).

Il primo libro può rappresentare uno strumento per introdurre i bambini, ma anche gli adolescenti, al complesso mondo delle emozioni. La spiegazione a fianco di ciascuna emozione, accompagnata dalle splendide illustrazioni, permettono di scoprire, identificare e anche differenziare le emozioni, stimolando l’intelligenza emotiva fin dalla tenera età.

“Emozionario”

Le emozioni sono presentate secondo un ordine logico (es. tra la timidezza e la paura, troviamo la confusione), ma la lettura si presta anche ad ordine casuale. Può essere utilizzato come spunto per raccontare l’esistenza di più sfumature o sfaccettature emotive.

L’onda” è un silent book senza parole, dell’illustratrice coreana Suzy Lee. E’ la storia di una bambina che forse vede per la prima volta l’oceano. Tutto l’albo è impostato sul ritmo di un’onda e l’atteggiamento della protagonista segue il flusso del mare, attraverso varie emozioni e stati d’animo contrastanti. La particolarità di un albo senza parole permette alla persona di colmare questa assenza con le proprie impressioni, pensieri ed emozioni.

Ci sono anche albi illustrati che permettono di affrontare tematiche complesse, come ad esempio l’attraversamento di un lutto. Uno di questi è “Il buco” (A. LLenas, Gribaudo – IF, 2016). E’ una storia dolce e triste, che parla di una bambina che perde tutto e si ritrova con un buco dentro di sé.

Tutti quanti abbiamo un buco dentro di noi. Un vuoto che cerchiamo di riempire con qualcosa, con soddisfazioni talvolta momentanee o fugaci, o con persone alle quali affidiamo la responsabilità di colmare le mancanze. E’ una storia che parla di perdita, di tristezza ma anche di consapevolezza e capacità di far fronte alle avversità. Si scopre quanto quel buco, quel vuoto, è un viaggio che solo noi possiamo compiere. Non si riempie, ma si attraversa…. e dal quale entrerà piano piano la luce.

E’ una lettura indicata ai bambini, ma trovo sia adatta anche ad adolescenti e adulti che stanno affrontando una difficoltà o una perdita significativa.

Non ci si libera di una cosa evitandola, ma soltanto attraversandola” Cesare Pavese

Particolare del libro “Il buco”

L’ultimo albo che vorrei introdurre è “L’albero rosso” di Shaun Tan (Ed. Tunué). Offre spunti narrativi per parlare di alcuni stati affettivi, come la paura o la tristezza, che a volte vengono evitati o negati perché fastidiosi per Sé e per gli altri. Testo e illustrazioni narrano tematiche vicine a ciascuno: il coraggio nell’affrontare la vita, la possibilità di sentirsi compresi, le paure che cercano di bloccarci, l’esistenza di qualcosa che dona forza e speranza.

In particolare le pagine dedicate all’incertezza del futuro e le paure e la fatica che ci aspettano, sembrano rappresentare la condizione emotiva che ha caratterizzato molti preadolescenti, adolescenti e giovani adulti durante il periodo del lockdown nella pandemia di COVID-19.

La copertina

Esistono moltissime pubblicazioni che offrono spunti e modi per lavorare sulla conoscenza, il riconoscimento e la capacità di lavorare sulle emozioni.

Questi albi proposti sono solo alcuni spunti per gli adulti che vogliono proporli a bambini o ragazzi o direttamente per se stessi.

Nella proposta ai più piccoli, è importante procedere secondo l’età di sviluppo e i tempi fisiologici che ogni bambino possiede per apprendere qualcosa di nuovo, rispettando i livelli di apprendimento che portano dalla conoscenza generica, al riconoscimento delle emozioni, sino alla capacità di nominarle. E’ importante trovare anche il momento giusto per proporlo al bambino: un tempo che non sempre è il “nostro tempo” di adulti.

Buona lettura a tutti.

Bibliografia:

Bruner, J. (1997). La cultura dell’educazione. Milano: Feltrinelli

Dallari, M. (2011). Quando le parole si stringono alle immagini. Scritture polialfabetiche e nuove prospettive di apprendimento e di interpretazione. Encyclopaideia. Rivista di Fenomenologia, Pedagogia, Formazione.


L’autrice: Dott.ssa Corinne Copat

La dott.ssa Copat Corinne è Psicologa e Psicoterapeuta. Esercita la libera professione presso lo Studio di Pergine Valsugana (Trento). E’ laureata in Psicologia Clinica presso l’Università degli Studi di Padova ed è specializzata in Psicoterapia Psicodinamica. I suoi interventi si rivolgono all’adolescenza ed età adulta.

I benefici della Biblioterapia

I benefici della biblioterapia

E’ ormai di ampio dominio che leggere libri aumenta il benessere, la capacità empatiche, l’autostima. Un buon libro è strumento di conoscenza, crescita cognitiva, psicologica e sociale nel percorso di tutta la vita.

images (7)

In rete si possono trovare molti articoli dedicati all’argomento, nei quali si discutono l’uso e gli effetti benefici procurati dalla lettura, ad esempio:

http://www.repubblica.it/salute/prevenzione/2014/07/31/news/biblioterapia_-92829950/

http://www.corriere.it/salute/neuroscienze/13_novembre_29/biblioterapia-funziona-mente-corpo-a08797e8-58f1-11e3-ade8-6dbcc0d06561.shtml

http://www.huffingtonpost.it/2015/06/10/libri-rendono-felici_n_7550914.html

In Italia, www.biblioterapia.it è il primo ed unico sito web dedicato alla biblioterapia e al libro come strumento di conoscenza, di terapia, di acquisizione di consapevolezza, di crescita personale.

La biblioterapia viene usata spesso in pazienti con malesseri psicologici (come disturbi d’ansia, depressione, problemi alimentari), ma può essere un valido sostegno anche in caso di malattie organiche, da quelle oncologiche a quelle cardiologiche.

Prescrivere la lettura di un libro”, all’interno di un percorso psicologico, può aiutare la persona sofferente a riflettere su di sé, confrontarsi, sviluppare risorse e capacità empatiche, acquisendo nuove conoscenze.

Come spiega Rosa Mininno, psicologa e psicoterapeuta, ideatrice del sito www.biblioterapia.it“L’importante è chiarire che la sola lettura di un libro non può guarire, ma può avere una efficacia se integrata in un percorso di psicoterapia e con la scelta giusta dei testi in relazione alla situazione del singolo paziente e alla sua capacità di lettura”.

La biblioterapia può essere utilizzata anche con bambini e adolescenti per diversi disturbi: disturbi d’ansia, disturbi comportamentali, problemi di autostima, bullismo, disturbi del comportamento alimentare. La biblioterapia promuove la crescita cognitiva e socio affettiva dell’individuo, promuovendo la consapevolezza di sé e la capacità di relazione. 

images (10)

Educare i bambini alla lettura può dare loro importanti benefici, tra i quali lo sviluppo dell’intelligenza emotiva, delle capacità di attenzione e concentrazione e il miglioramento della relazione con i genitori.

Si segnalano alcuni libri diretti ai bambini e agli adolescenti, accogliendo anche nuovi suggerimenti e proposte…..


“I colori delle emozioni” di Anna Lienas

“Che rabbia!” di Mireille d’Allancé

” Fanno i bulli, ce l’hanno con me ” di Di Pietro e Dacom

“L’ABC delle mie emozioni” di M. Di Pietro


Terminiamo questo articolo con questa originale “prescrizione medica” tratta dal libro “Una piccola libreria a Parigi” di Nina George (Sperling & Kupfer):

Rime di rapido effetto, per anima e cuore, che risolvono catastrofi sentimentali lievi e mediamente gravi. Salvo diversa prescrizione, si consiglia la somministrazione su più giorni in un dosaggio ben tollerabile (da 5 a 50 pagine). Se possibile effettuare il trattamento con i piedi caldi e/o un gatto in grembo.

Se questo articolo ti è sembrato interessante, se desideri maggiori informazioni, o per ulteriori approfondimenti e richieste sull’argomento, contatta la dr.ssa Copat: puoi scriverle una mail all’indirizzo corinne.copat@gmail.com oppure telefonare al 347.3479888.


L’autrice: Dr.ssa Copat Corinne

La Dr.ssa Copat è Psicologa. Esercita la libera professione presso lo Studio di Psicologia di Pergine Valsugana. E’ laureata in Psicologia presso l’Università di Padova ed è specializzanda in Psicoterapia Psicodinamica.


Apre l’EMPATHY MUSEUM

Il 4 settembre a Londra è stato inaugurato l’Empathy Museum, il primo Museo dell’Empatia, un museo che invita le persone ad “indossare i panni altrui”, almeno per un giorno, per sviluppare una maggiore sensibilità.

Il museo sarà in realtà una mostra itinerante internazionale dedicata allo sviluppo della capacità di empatia e alla creazione di una rivoluzione globale delle relazioni umane.

Ma esattamente cos’è l’empatia? compassion-857727_640

Capita spesso di sentire parlare di empatia, attraverso i mezzi di comunicazione o nelle conversazioni abituali.

Innanzitutto, è importante distinguerla dalla simpatia e dalla compassione.

Nella simpatia non si condividono solo le emozioni, ma anche gli obiettivi, i valori e gli ideali dell’altro. La compassione, invece, pone l’attenzione sulla sofferenza ed è legata all’idea di una vittima di cui prendere le difese, magari contro un aggressore. Non prevede reciprocità e a volte può essere accompagnata da un sentimento di superiorità.

L’empatia è in realtà una capacità complessa che presuppone anche una buona gestione delle proprie emozioni.

Carl Rogers, psicologo statunitense, ha definito l’empatia come la capacità di utilizzare gli strumenti della comunicazione verbale e non verbale per mettersi nei panni dell’altro, identificandosi parzialmente nel suo mondo soggettivo nel contesto di un’accettazione autentica e non giudicante.

Successive teorie psicologiche hanno esteso il concetto, sottolineando come nell’empatia vi sia la possibilità di riconoscere” nel vissuto altrui qualcosa che si è già sperimentato nella propria esperienza emotiva; l’empatia comporterebbe quindi un partecipare dello stato emotivo dell’altro nella “qualità” di tale vissuto pur non condividendone l’intensità. Si tratta quindi di mantenere durante l’intero processo di sintonizzazione emotiva il proprio punto di vista, i propri valori e le proprie emozioni, dove i sentimenti dell’altro vengono compresi e condivisi senza tuttavia sostituire i propri. L’esempio è quello della madre che deve provare i medesimi sentimenti del bambino, anche se in modo meno intenso, altrimenti non potrebbe calmarlo.

L’empatia si può apprendere?

L’empatia viene sviluppata fin dalla più tenera età: la capacità di cogliere e gestire l’emozione dell’altro che è in noi stessi trova le sue radici più antiche nella comunicazione madre-bambino. Una corretta educazione emozionale passa attraverso la capacità del genitore di entrare in risonanza e comprendere i bisogni del bambino identificando e denominando i suoi stati emotivi affinché egli possa gradualmente imparare a riconoscerli, differenziarli e comprenderli.

3efbbfe68e85a32d31188bc472e7f670

Tutti questi aspetti concorrono a far sì che l’empatia sia un fattore terapeutico specifico della psicoterapia, principalmente per una serie di caratteristiche positive, ad esempio: condivisione emotiva, accettazione, ascolto senza giudizio, coinvolgimento affettivo, ecc.

Link: http://empathymuseum.com/


L’autrice: Dr.ssa Copat Corinne

La Dr.ssa Copat è Psicologa. Esercita la libera professione presso lo Studio di Psicologia di Pergine Valsugana. E’ laureata in Psicologia presso l’Università di Padova ed è specializzanda in Psicoterapia Psicodinamica.