Un albo illustrato per tutti

Gli albi illustrati, o picture book secondo la dicitura anglosassone, rappresentano una preziosa risorsa utilizzata nel campo educativo rivolta ai bambini.

Negli ultimi anni, la produzione editoriale di albi illustrati (italiani ma anche stranieri) si è ampliata con nuove e originali proposte che sembrano incontrare l’interesse di lettori “più grandi”, arrivando a conquistare la fascia adolescenziale e dei giovani adulti.

Gli studi più recenti, in ambito italiano e internazionale, indicano come l’albo illustrato sia una creazione artistica complessa, dove avviene un intenso rapporto tra immagini e parole e dove si intrecciano la scrittura e l’illustrazione, per offrire nuove visioni del mondo e ricchi immaginari.

Le parole e le figure permettono di costruire cornici di senso su temi, oggetti e narrazioni che riguardano il significato delle cose: gli albi dedicati all’infanzia descrivono spesso il mondo interno del bambino. Affrontano con coraggio le sue ansie, le ossessioni ma anche le sue gioie, come anche i problemi interni della società.

Il/la bambino/a, come anche la/il ragazza/o o giovane adulto che osserva il libro, è stimolato a ricercare dettagli non visibili, collegare frasi, parole, favorendo l’interpretazione e ponendosi delle domande. Quando questo avviene, soprattutto con i più piccoli, si crea una relazione tra chi ascolta e chi narra; come dice Dallari Marco, l’adulto che racconta o legge un libro crea un mondo fortemente connotato da un punto di vista emozionale che solo coloro che partecipano alla relazione narrativa condividono.

Lo psicologo statunitense Jerome Bruner (1997) afferma che quanto accade nella propria vita viene sempre espresso in forma di racconto, per cui la nostra vita e la nostra stessa identità prendono forma e consistenza all’interno di una struttura narrativa.

Le storie, grazie alla loro forma composta da un inizio, una parte centrale e una fine, aiutano a unire i frammenti della nostra esperienza, un aggancio per aprire un dialogo, facilitando la comprensione di ciò che si prova e di cosa prova l’altro. Per questo è importante che i bambini siano abituati, fin da piccolissimi, all’ascolto e alla lettura delle storie.

L’albo illustrato può essere inoltre un ottimo strumento di mediazione didattica per affrontare in classe tematiche delicate come può essere la disabilità o il lutto.

I libri illustrati rappresentano dei mediatori efficaci al fine di comunicare sia i messaggi culturali sia i valori della società e come strumenti per veicolare la comprensione del mondo e affrontare difficoltà quotidiane che potrebbero caratterizzare la realtà in cui vive ogni bambino.

Anche nel percorso psicologico, l’utilizzo di uno strumento per affrontare alcuni aspetti del proprio vissuto può diventare un’occasione di riflettere su se stessi, sulle proprie emozioni e sul modo di affrontarle e gestirle, all’interno di una relazione che è quella con il terapeuta. Questa possibilità può essere utilizzata con persone di ogni età.

Presento alcuni albi illustrati, particolarmente evocativi, che ritengo possano essere preziosi per mettere in parola dolori, vissuti, emozioni, esperienze, rendendoli comunicabili.

A volte i libri illustrati possono offrire molti spunti per sentire le emozioni ancora prima di conoscerle. Tra questi ci sono “Emozionario” (Cristiana Nunez Pereira, Edizioni Nord Sud) e “L’onda” (Suzy Lee, Ed. Corraini).

Il primo libro può rappresentare uno strumento per introdurre i bambini, ma anche gli adolescenti, al complesso mondo delle emozioni. La spiegazione a fianco di ciascuna emozione, accompagnata dalle splendide illustrazioni, permettono di scoprire, identificare e anche differenziare le emozioni, stimolando l’intelligenza emotiva fin dalla tenera età.

“Emozionario”

Le emozioni sono presentate secondo un ordine logico (es. tra la timidezza e la paura, troviamo la confusione), ma la lettura si presta anche ad ordine casuale. Può essere utilizzato come spunto per raccontare l’esistenza di più sfumature o sfaccettature emotive.

L’onda” è un silent book senza parole, dell’illustratrice coreana Suzy Lee. E’ la storia di una bambina che forse vede per la prima volta l’oceano. Tutto l’albo è impostato sul ritmo di un’onda e l’atteggiamento della protagonista segue il flusso del mare, attraverso varie emozioni e stati d’animo contrastanti. La particolarità di un albo senza parole permette alla persona di colmare questa assenza con le proprie impressioni, pensieri ed emozioni.

Ci sono anche albi illustrati che permettono di affrontare tematiche complesse, come ad esempio l’attraversamento di un lutto. Uno di questi è “Il buco” (A. LLenas, Gribaudo – IF, 2016). E’ una storia dolce e triste, che parla di una bambina che perde tutto e si ritrova con un buco dentro di sé.

Tutti quanti abbiamo un buco dentro di noi. Un vuoto che cerchiamo di riempire con qualcosa, con soddisfazioni talvolta momentanee o fugaci, o con persone alle quali affidiamo la responsabilità di colmare le mancanze. E’ una storia che parla di perdita, di tristezza ma anche di consapevolezza e capacità di far fronte alle avversità. Si scopre quanto quel buco, quel vuoto, è un viaggio che solo noi possiamo compiere. Non si riempie, ma si attraversa…. e dal quale entrerà piano piano la luce.

E’ una lettura indicata ai bambini, ma trovo sia adatta anche ad adolescenti e adulti che stanno affrontando una difficoltà o una perdita significativa.

Non ci si libera di una cosa evitandola, ma soltanto attraversandola” Cesare Pavese

Particolare del libro “Il buco”

L’ultimo albo che vorrei introdurre è “L’albero rosso” di Shaun Tan (Ed. Tunué). Offre spunti narrativi per parlare di alcuni stati affettivi, come la paura o la tristezza, che a volte vengono evitati o negati perché fastidiosi per Sé e per gli altri. Testo e illustrazioni narrano tematiche vicine a ciascuno: il coraggio nell’affrontare la vita, la possibilità di sentirsi compresi, le paure che cercano di bloccarci, l’esistenza di qualcosa che dona forza e speranza.

In particolare le pagine dedicate all’incertezza del futuro e le paure e la fatica che ci aspettano, sembrano rappresentare la condizione emotiva che ha caratterizzato molti preadolescenti, adolescenti e giovani adulti durante il periodo del lockdown nella pandemia di COVID-19.

La copertina

Esistono moltissime pubblicazioni che offrono spunti e modi per lavorare sulla conoscenza, il riconoscimento e la capacità di lavorare sulle emozioni.

Questi albi proposti sono solo alcuni spunti per gli adulti che vogliono proporli a bambini o ragazzi o direttamente per se stessi.

Nella proposta ai più piccoli, è importante procedere secondo l’età di sviluppo e i tempi fisiologici che ogni bambino possiede per apprendere qualcosa di nuovo, rispettando i livelli di apprendimento che portano dalla conoscenza generica, al riconoscimento delle emozioni, sino alla capacità di nominarle. E’ importante trovare anche il momento giusto per proporlo al bambino: un tempo che non sempre è il “nostro tempo” di adulti.

Buona lettura a tutti.

Bibliografia:

Bruner, J. (1997). La cultura dell’educazione. Milano: Feltrinelli

Dallari, M. (2011). Quando le parole si stringono alle immagini. Scritture polialfabetiche e nuove prospettive di apprendimento e di interpretazione. Encyclopaideia. Rivista di Fenomenologia, Pedagogia, Formazione.


L’autrice: Dott.ssa Corinne Copat

La dott.ssa Copat Corinne è Psicologa e Psicoterapeuta. Esercita la libera professione presso lo Studio di Pergine Valsugana (Trento). E’ laureata in Psicologia Clinica presso l’Università degli Studi di Padova ed è specializzata in Psicoterapia Psicodinamica. I suoi interventi si rivolgono all’adolescenza ed età adulta.

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Elaborare il lutto

Assenza,
più acuta presenza.
Vago pensier di te
vaghi ricordi
turbano l’ora calma
e il dolce sole.
Dolente il petto
ti porta,
come una pietra leggera.


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Questa delicata poesia, scritta da Attilio Bertolucci (San Prospero Parmense, 1911 – Roma, 2000), padre dei registi Bernando e Giuseppe, introduce in pochi versi la tematica del lutto e della perdita di una persona cara.

L’esperienza della perdita costituisce un passaggio universale sempre presente nel corso della vita umana, ad esempio in momenti come la fine di una relazione affettiva, il termine di un’attività lavorativa o un fallimento personale o scolastico, il pensionamento, la perdita del proprio ruolo sociale e molte altre esperienze che possono elicitare un notevole livello di dolore e senso di solitudine.

Il termine lutto deriva dal latino luctus (da lugere, piangere) che significa “pianto, afflizione profonda causata dalla perdita di una persona cara”.

Assenza, più acuta presenza” rimanda alla condizione nella quale l’assenza fisica dell’altro diventa una presenza acuta: l’assenza può renderci presente una persona più di quando la si ha davanti e se l’altro è presente spesso non ci accorgiamo del suo valore e della sua importanza.

Il lutto è un processo psicologico che richiede una sua elaborazione: ogni individuo ha la propria storia e le proprie risorse interne, pertanto ognuno lo affronta in modo personale e secondo i propri tempi.

Il lutto è un processo che fa parte della vita, pertanto non va censurato o sminuito, ma richiede un lavoro psichico, che va vissuto con pazienza, nella sua spontanea evoluzione, accogliendo il dolore che ne fa parte. Il dolore ha bisogno di essere ascoltato.

Come nella poesia, i ricordi diventano “vaghi”, perché anche loro non si possono toccare, turbano i nostri momenti di quiete passati al “dolce sole”.

È doloroso, perché non si può tornare indietro alla condizione precedente, ma richiede un cambiamento.

La persona può procedere nella riorganizzazione della propria vita in seguito ad un lutto grazie al sostegno dell’ambiente che lo circonda (famiglia, amici, rete sociale…) sia attraverso risorse specifiche (come ad esempio i gruppi di auto-aiuto).

Se il lavoro del lutto non viene adeguatamente elaborato, può trasformarsi in “lutto complicato”, caratterizzato da apatia, perdita di interessi e condizionando negativamente le relazioni affettive e sociali.

La consulenza psicologica nell’elaborazione del lutto e della perdita può costituire un supporto importante per aiutare le persone ad adeguarsi alla nuova condizione e affrontare i sentimenti ad essa connessi.

Un percorso psicologico può permettere alla persona di trovare uno spazio e un tempo per ricordare e pensare alla perdita, mettendo in atto strategie per elaborare il lutto.

Il peso del lutto in Bertolucci si mostra metaforicamente nel petto dolente: il dolore e il pianto possono trovare posto nel quotidiano ed essere usati come mezzo di comunicazione con l’altro. Ciascuna emozione gioca un suo ruolo specifico nel processo di elaborazione e metabolizzazione dell’evento. Relegare nel cassetto le emozioni più difficili e dolorose, come talvolta si è tentati a fare, rischia di accrescere lo stress e rallentare il processo di elaborazione.

Ecco che il lavoro del lutto è completato quando è riuscito a trasformare il dolore in una pietra leggera sul cuore, rappresentata dalla presenza delle persone care dentro di noi, rendendolo più sopportabile.feather-1359097_960_720

L’esito positivo del lavoro di lutto può consentire all’individuo di trovare nuove energie vitali e di proseguire il proprio percorso di vita: gli individui che sono in grado di accettare la perdita di qualcuno o di qualcosa per loro importante, in genere trovano poi molto più facile andare avanti e vivere una vita più serena, raggiungendo un livello di adattamento in tempi non eccessivamente lunghi.

Per informazioni o consulenze in merito alla tematica trattata, contatta lo studio.


L’autrice: Dr.ssa Copat Corinne

La Dr.ssa Copat è Psicologa clinica. Esercita la libera professione presso lo Studio di Psicologia e Psicoterapia di Pergine Valsugana. E’ laureata in Psicologia presso l’Università di Padova ed è specializzanda in Psicoterapia Psicodinamica.